E basta
il pensiero
a credere in dieci minuti di più
ultime vie al ricordo.
Il tragico è sentirsi invecchiare, Prometeo.
Non le cose
ci salvano
tempra la militanza.
Ma affoga.
Caducità.
Fragile
effimera
oscura
fragile
contingenza.
Il tragico è vederla ammazzarsi, Prometeo.
Crudi amori
mannaie a rintocchi.
Dal nulla è solo il nulla
non c’è dilatazione.
Solo un istante in più
mai
mai
mai
meno.
Tornerà il nulla.
15 settembre 2006
08 settembre 2006
BRICIOLE CEREBRALI
Angeli e centauri in sacrificio sugli altari della mestizia.
Segnali negativi di vaticinio tra un silenzio ruvido
e un collasso epatico.
Un astante
in vecchia fase, la faccia vecchia
li guardò come fenomeni da baraccone.
Scaglie di malessere diffuso gli si infilzarono nella coscienza
si sentì con rabbia avvolgere da un dolore e una solitudine
mai così intensi,
una semifollia parve aggredirlo. Restò solo.
Fuori dal caos dei sogni notturni
a lasciare un corpo
in balìa di qualcuno.
Dibattendosi tra scempio e sepoltura
ricordando estreme assenze
e succubi devianze
in lenta progressione di pensiero infernale
giunse al margine del suicidio,
travolto dal malinteso spirito del rimprovero.
Anche dopo anni, chi avrebbe potuto capire
le differenze tra un buco nell’acqua
inutile e deleterio come un periodo di transazione
chiamato in causa da un leguleio
e un atto di forza e resistenza,
intensità e potenza? Chi altri?
Si aspetta che le cose cambino, anche in ritardo ma per sempre
mentre tra smoccolii e orpelli
si perde di vista il centro del problema,
tra cellule striminzite, sfaccettate
e insaziabili termiti che affollano le menti
usandole tra angoscia e impazienza,
ricostruendole a immagine e somiglianza
dell’orrore che le pervade.
Si crede allo stesso dio
mangiando lo stesso pane
ma non si potrebbe essere più distanti…
elementi di esaurimento
docce di luce
ma per chi? E per che cosa?
Scrivere alla verità è male come distruggere le rovine
o ricordare a qualcuno i suoi fallimenti
e in questo modo morire espiando.
Non basteranno i crucifige
né le strumentalizzazioni
d’una catena artificiale mediatica
per i retroterra calcinati d’ognuno di noi
e le rabbie o le paure che ci bruciano dentro,
ma uno sforzo di coscienza
perché ognuno torni
o diventi
collante di se stesso.
Segnali negativi di vaticinio tra un silenzio ruvido
e un collasso epatico.
Un astante
in vecchia fase, la faccia vecchia
li guardò come fenomeni da baraccone.
Scaglie di malessere diffuso gli si infilzarono nella coscienza
si sentì con rabbia avvolgere da un dolore e una solitudine
mai così intensi,
una semifollia parve aggredirlo. Restò solo.
Fuori dal caos dei sogni notturni
a lasciare un corpo
in balìa di qualcuno.
Dibattendosi tra scempio e sepoltura
ricordando estreme assenze
e succubi devianze
in lenta progressione di pensiero infernale
giunse al margine del suicidio,
travolto dal malinteso spirito del rimprovero.
Anche dopo anni, chi avrebbe potuto capire
le differenze tra un buco nell’acqua
inutile e deleterio come un periodo di transazione
chiamato in causa da un leguleio
e un atto di forza e resistenza,
intensità e potenza? Chi altri?
Si aspetta che le cose cambino, anche in ritardo ma per sempre
mentre tra smoccolii e orpelli
si perde di vista il centro del problema,
tra cellule striminzite, sfaccettate
e insaziabili termiti che affollano le menti
usandole tra angoscia e impazienza,
ricostruendole a immagine e somiglianza
dell’orrore che le pervade.
Si crede allo stesso dio
mangiando lo stesso pane
ma non si potrebbe essere più distanti…
elementi di esaurimento
docce di luce
ma per chi? E per che cosa?
Scrivere alla verità è male come distruggere le rovine
o ricordare a qualcuno i suoi fallimenti
e in questo modo morire espiando.
Non basteranno i crucifige
né le strumentalizzazioni
d’una catena artificiale mediatica
per i retroterra calcinati d’ognuno di noi
e le rabbie o le paure che ci bruciano dentro,
ma uno sforzo di coscienza
perché ognuno torni
o diventi
collante di se stesso.
16 gennaio 1998
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