28 luglio 2010

Questo blog batte bandiera islandese


Il parlamento islandese ha appena approvato all'unanimità una proposta di legge che renderà il diritto di bloggare sacrosanto ed inviolabile. I blogger non saranno perseguibili per le cose che scriveranno. Nessuno potrà fare loro causa, neppure se pubblicheranno segreti di stato o documenti riservati militari. Non solo: se qualcuno li querelerà, oltre a vedere sgretolarsi la sua richiesta di ritorsione legale contro il muro della legge, i blogger lo potranno denunciare per avere tentato di mettere il bavaglio all'informazione libera.

Questo è il senso della risoluzione denominata IMMI - Icelandic Modern Media Initiative, che porterà alla modifica di ben 13 leggi in 4 ministeri diversi nel giro di soli dodici mesi. Smári McCarthy, fondatore di Icelandic Digital Freedoms Society, e la deputata Birgitta Jonsdottir forse non si rendono neppure conto della portata del loro successo e di avere scavato un solco entro il quale in tanti ora potranno mettersi a lavorare per allargarlo e allungarlo fino al proprio paese.

Il blog li ha già contattati e presto ve li presenterà. Nel frattempo, qui da oggi in poi si batte bandiera islandese, perché io mi sento francamente più islandese che italiano. Almeno fino a quando non approveremo a nostra volta una risoluzione analoga, che si chiamerà sempre IMMI ma che questa volta starà per Italian Modern Media Initiative.

Se condividete lo spirito di Smári e di Birgitta, iscrivetevi adesso alla pagina Facebook.


GRAZIE a ByoBlu e Claudio Messora per l'informazione.

23 luglio 2010

La nostra paura più profonda...

La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ” Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ”
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.

Nelson Mandela

30 aprile 2010

«Piaccia o non piaccia...»

Piaccia o non piaccia, la giustizia domestica si è confermata essere indegna della nostra attenzione e della nostra fiducia.
Piaccia o non piaccia, a chi parlava di revisioni o di appellarsi agli organi federali, i complici dell'attentato alla Juventus non rivedranno mai le loro posizioni.
Piaccia o non piaccia, con Giraudo farsescamente condannato e l'idea, instillata ad arte nell'opinione pubblica, che ci potesse essere un “sistema diffuso”, gli scudetti non torneranno mai rivolgendosi alla giustizia domestica.
Piaccia o non piaccia, non c'era nessuna cupola ad alterare le partite, ognuno cercava di ottenere qualcosa per la propria società, poi era il campo a decidere ed ha deciso: Juventus Campione d'Italia.
Piaccia o non piaccia, il campo non conta più nulla da quattro anni, proprio come chi rappresenta il calcio italiano.
Piaccia o non piaccia, la giustizia domestica non può ignorare le leggi dello Stato né quelle che si è data l'Unione Europea.
Piaccia o non piaccia, a Buffon, Del Piero e John Elkann, ai tifosi la restituzione degli Scudetti n.28 e n.29, gli ultimi assegnati in campionati regolari, interessa e molto.
Piaccia o non piaccia, «le garanzie di contraddittorio richieste da un “giusto processo”», citate in quello che è diventato un comunicato di radiazione, non ci sono state.
Piaccia o non piaccia, l'unico modo per riottenere gli Scudetti è annullare le sentenze del 2006, figlie di un processo ingiusto.
Piaccia o non piaccia, l'annullamento riguarderebbe tutte le sentenze, comprese le condanne inflitte all'ex dirigenza bianconera.
Piaccia o non piaccia, l'unico soggetto giuridico che ha la possibilità di chiedere questo annullamento è l'Associazione GiùlemanidallaJuve, che dal 2006 porta da sola sulle proprie spalle l'onere e l'onore di ristabilire la verità.
Piaccia o non piaccia, esistiamo.
Piaccia o non piaccia, noi non ci arrenderemo mai!
link: http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=760
L'audio della breve conferenza di Andrea Agnelli:
http://www.youtube.com/watch?v=cymczWAdniM
La seconda parte dell'analisi della sentenza di condanna a Giraudo:
http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=759

19 aprile 2010

Aforismi, 1

The man who smiles when things go wrong has thought of someone to blame it on.
(Anand Ramesh)

25 marzo 2010

Raiperunanotte

In seguito alla chiusura imposta ai programmi di informazione politica ritenuti evidentemente troppo scomodi dall'attuale manipolo al governo, segnalo l'eccezionale iniziativa del gruppo di Annozero e di altri valenti giornalisti e professionisti, che questa sera nonostante tutto andranno in DIRETTA via Web dal Paladozza di Bologna. Naturalmente, senza alcun compenso.

La diretta in Streaming potrà essere seguita dal sito ufficiale (il link è nel titolo del post), o da uno qualsiasi delle centinaia di Blog e/o siti LIBERI che hanno aderito, tra cui questo.

Il frame per seguire la trasmissione è sopra questo post: buona visione e buon ascolto.

26 febbraio 2010

Mills prescritto, ma le responsabilità sono accertate. Per non dimenticare:

Vorrei che tutti leggessero questo articolo attentamente e senza pregiudizi; con la giusta disponibilità d'animo, con apertura mentale ed onestà intellettuale. E mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Senza aspirare al tanto, tantissimo che sarebbe rappresentato dalle dimissioni di un criminale e alle conseguenti elezioni anticipate, al momento mi basterebbe sapere che più di qualcuno comincerà ad aprire gli occhi, al di là del tifo per la destra o per la sinistra.
Buona lettura.

Riporto l'editoriale di Repubblica di oggi di Giuseppe D'Avanzo, che riassume in maniera esaustiva la vicenda ed il significato della condanna all'avvocato inglese David Mills.
Testo dell'editoriale:

David Mills è stato corrotto. È quel che conta anche se la manipolazione delle norme sulla prescrizione, che Berlusconi si è affatturato a partita in corso, lo salva dalla condanna e lo obbliga soltanto a risarcire il danno per il pregiudizio arrecato all'immagine dello Stato. Questa è la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione. Per comprenderla bisogna sapere che la corruzione è un reato "a concorso necessario": se Mills è corrotto, il presidente del Consiglio è il corruttore.

Per apprezzare la decisione, si deve ricordare che cosa ha detto, nel corso del tempo, Silvio Berlusconi di David Mills e di All Iberian, l'arcipelago di società off-shore creato dall'avvocato inglese. "Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conosco neppure l'esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario" (Ansa, 23 novembre 1999). "Non conosco David Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l'Italia" (Ansa, 20 giugno 2008). Bisogna cominciare dalle parole - e dagli impegni pubblici - del capo del governo per intendere il significato della sentenza della Cassazione.


Perché l'interesse pubblico della decisione non è soltanto nella forma giuridica che qualifica gli atti, ma nei fatti che convalida; nella responsabilità che svela; nell'obbligo che oggi incombe sul presidente del Consiglio, se fosse un uomo che tiene fede alle sue promesse.

Dunque, Berlusconi ha conosciuto Mills e, come il processo ha dimostrato e la Cassazione ha confermato (il fatto sussiste e il reato c'è stato), All Iberian è stata sempre nella sua disponibilità. Sono i due punti fermi e fattuali della sentenza (altro è l'aspetto formale, come si è detto). Da oggi, quindi, il capitolo più importante della storia del presidente del consiglio lo si può raccontare così. Con il coinvolgimento "diretto e personale" del Cavaliere, David Mills dà vita alle "64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest". Le gestisce per conto e nell'interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle "fiamme gialle" corrotte), Mills mente in aula per tener lontano il Cavaliere da quella galassia di cui l'avvocato inglese si attribuisce la paternità ricevendone in cambio "somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali" che lo ricompensano della testimonianza truccata.

Questa conclusione rivela fatti decisivi: chi è Berlusconi; quali sono i suoi metodi; che cosa è stato nascosto dalla testimonianza alterata dell'avvocato inglese. Si comprende definitivamente come è nato, e con quali pratiche, l'impero del Biscione; con quali menzogne Berlusconi ha avvelenato il Paese.

Torniamo agli eventi che oggi la Cassazione autentica. Le società offshore che per brevità chiamiamo All Iberian sono state uno strumento voluto e adoperato dal Cavaliere, il canale oscuro del suo successo e della sua avventura imprenditoriale. Anche qui bisogna rianimare qualche ricordo. Lungo i sentieri del "group B very discreet della Fininvest" transitano quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che ricompensano Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi mentre, in parlamento, è in discussione la legge Mammì. In quelle società è occultata la proprietà abusiva di Tele+ (viola le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le "fiamme gialle"); il controllo illegale dell'86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l'acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche. Da quelle società si muovono le risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma (assicurano al Cavaliere il controllo della Mondadori); gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favoriscono le scalate a Standa e Rinascente. Dunque, l'atto conclusivo del processo Mills documenta che, al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c'è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa.

La sentenza conferma non solo che Berlusconi è stato il corruttore di Mills, ma che la sua imprenditorialità, l'efficienza, la mitologia dell'homo faber, l'intero corpo mistico dell'ideologia berlusconiana ha il suo fondamento nel malaffare, nell'illegalità, nel pozzo nero della corruzione della Prima Repubblica, di cui egli è il figlio più longevo.

E' la connessione con il peggiore passato della nostra storia recente che, durante gli interminabili dibattimenti del processo Mills, il capo del governo deve recidere. La radice del suo magnificato talento non può allungarsi in quel fondo fangoso perché, nell'ideologia del premier, è il suo trionfo personale che gli assegna il diritto di governare il Paese. Le sue ricchezze sono la garanzia del patto con gli elettori e dell'infallibilità della sua politica; il canone ineliminabile della "società dell'incanto" che lo beatifica. Per scavare un solco tra sé e il suo passato e farsi alfiere credibile e antipolitico del nuovo, deve allontanare da sé l'ombra di quell'avvocato inglese, il peso di All Iberian. È la scommessa che Berlusconi decide di giocare in pubblico. Così intreccia in un unico nodo il suo futuro di leader politico, responsabile di fronte agli elettori, e il suo passato di imprenditore di successo. Se quel passato risulta opaco perché legato a All Iberian, di cui non conosce l'esistenza, o di David Mills, che non ha mai incontrato, egli è disposto a lasciare la politica e addirittura il Paese. Oggi dovrebbe farlo davvero perché la decisione della Cassazione conferma che ha corrotto Mills (lo conosceva) per nascondere il dominio diretto su quella macchina d'illegalità e abusi che è stata All Iberian (la governava). Il capo del governo non lo farà, naturalmente, aggrappandosi come un naufrago al legno della prescrizione che egli stesso si è approvato. Non lascerà l'Italia, ma l'affliggerà con nuove leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento), utili forse a metterlo al sicuro da una sentenza, ma non dal giudizio degli italiani che da oggi potranno giudicarlo corruttore, bugiardo, spergiuro anche quando fa voto della "testa dei suoi figli".