23 giugno 2008

Ricaduta

Ho sofferto di depressione latente per gran parte della mia vita. Ho 39 anni e le prime esperienze credo di averle provate attorno ai 15 anni. Sicuramente ho avuto due bruttissimi picchi a 20 e 25 anni, in concomitanza di due eventi scatenanti. Ogni volta ho provato il fai-da-te, aggrappandomi agli amici nel primo caso e alla famiglia e all'amore nel secondo.

Erano periodi in cui non c'era l'attenzione odierna sul fenomeno depressione; i commenti ricorrenti che ricordo, e ancor oggi mi feriscono, erano del tenore "la colpa è tua, perché non pensi positivo", "non sei pazzo, basta farsi forza", ecc. ecc., mentre chiunque avesse bisogno di uno psicologo o - apriti cielo - di uno psichiatra poteva e doveva essere irrimediabilmente bollato come pazzo.

Fra il 1998 e il 2002 i periodi bui si sono intensificati, arrivando al culmine nel maggio di quell'ultimo anno. In 24 ore mi trovai a passare dalla relativa tranquillità degli ultimi tempi al pozzo più profondo della mia vita. Dopo un mese in cui avevo dormito 18 ore complessive d'orologio, passato in preda a crisi d'ansia e panico, pianti dirotti di ore, un vasto assortimento di dolori fisici e un dimagrimento di 10 kg mi decisi finalmente a rivolgermi ad uno psichiatra, bypassando qualsiasi tipo di psicologo.
Mi convinsi, e lo sono ancor più oggi, che non è possibile uscirne da soli. Quando ti senti come paralizzato in mezzo al buio, col respiro che va su come se avessi appena finito una corsa a perdifiato di dieci minuti, quando il cuore ti scoppia e sei assolutamente convinto che tra poco annegherai nelle tue lacrime e l'unica cosa in grado di tirarti fuori da quel momento orrendo vissuto in quel posto orribile sia quel qualcuno o quel qualcosa da te eletto a "sommo bene" (l'amore perduto, il lavoro assente, un caro scomparso), non puoi restare solo.

Cominciai una terapia in costante crescendo a base di due, poi tre farmaci differenti, in dosi diverse a seconda dei momenti della giornata. Giunto al picco di tutti e tre forse un anno e mezzo dopo, cominciai lentamente la discesa fino al minimo, raggiunto a gennaio di quest'anno. Un'unica medicina, due pillole al giorno. Per 6 anni sono stato quasi sempre padrone di me stesso, senza crisi. Purtroppo, in rapida successione negli ultimi mesi mi è capitato di perdere tutte e tre le tipologie di sommo bene di cui sopra. Dopo anni, il crollo negli ultimi terribili giorni, e non mi resta che tornare indietro. Non posso essere schiavo dell'umore e del dolore.

L'unico modo che ho è quello di riprendere in mano me stesso, il vero me stesso prima di perderlo definitivamente. E' l'unica strada per poter raggiungere i pochi, vitali obiettivi che ho. Poi, sia quel che sia; le speranze nascono e muoiono da sé, ma il più delle volte sopravvivono a lungo. Non ho intenzione di arrendermi, né di morire, né tantomeno di lasciarmi uccidere. Non senza combattere fino all'ultima goccia di sangue, sudore e lacrime.

Sia quel che sia, e accada quel che deve accadere. Che DEVE accadere.

Al di là di ogni fatalismo o malintesa volontà altrui.